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Fiori di Bach: Chicory come ispirazione.
Sono appena rientrata da una bella passeggiata al mare, oggi sembra primavera. C’è un rapporto bellissimo tra me e il mare; al mare ho dedicato tante poesie, in qualche modo è anche sempre presente nei miei romanzi e quando sono lì e sento quel legame, quell’armonia, tutto il resto sembra scomparire.
Mi piace anche restare in ascolto e, come spesso accade, arriva qualche suggerimento, si sente proprio dentro, e quindi non vedevo l’ora di tornare perché ho sentito l’ispirazione ed è come se mi fosse stato chiesto di parlare di Fiori di Bach. Mi è stato anche “suggerito” di quale Fiore di Bach parlare, anche se ogni Fiore è un mondo a sé.
Le nostre sfide
È un Fiore di Bach molto affascinante e molto complesso e particolare ed è il Fiore in cui nessuno di noi si vuole mai identificare.
Ognuno di noi ha un Fiore tipologico che è proprio quello che rappresenta la lezione più grande che siamo venuti a imparare e quindi anche le difficoltà più grandi, quelle che sembrano intralciarci con maggiore costanza, quelle resistenze più grandi, ma che allo stesso tempo, una volta individuato, ci permette di andare oltre e quindi di capire dov’è quel problema e di trasformarlo. Perché siamo venuti qui proprio per trasformare quell’aspetto, come diceva il dottor Bach.
Poi ci sono altri fiori – in tutto sono 38 – ma possiamo comunque ritrovarci con quell’aspetto del tipologico in maniera diversa, in un certo momento della nostra vita a volte in maniera transitoria, come un modo nostro di reagire e di metabolizzare quello che accade. Altre volte invece è qualcosa di un pochino più profondo, fino ad arrivare appunto al fiore tipologico.
Arrivare al Fiore tipologico è come avere nelle proprie mani una mappa, motivo per cui mi piace abbinare i Fiori di Bach al tema natale con il 12 tipologici, andare quindi non solo a trovare con il nodo Nord quella che è la missione che sono venuta a realizzare, cosa sono venuta a sviluppare e cosa sono venuta a lasciare andare. Con il Fiore tipologico, “triangolato” con i Nodi e con il Sole – quest’ultimo è il nostro Io, quello proprio con cui siamo venuti qua – riusciamo ad avere questa guida.
Fiori di Bach e Fiore tipologico
Fiori di Bach: Chicory
I miei studenti in genere, quando si arriva a Chicory: «Mamma mia, e come glielo spiego a una persona questo?»
Perché il mio metodo – quello che trova le sue radici nel lontano ’96 quando ho incontrato i Fiori di Bach e non mi hanno mai più abbandonata – è quello di discuterli insieme alla persona con cui si sta facendo un percorso.
Non trovo corretto e non trovo più che altro rispondente alla filosofia e al pensiero di Bach quindi i test con le crocette o scelte diverse dei Fiori. Anche io mi trovo a volte a prendere una carta o qualcosa di simile, lo faccio con tutte le mie carte, aiuta ad avere magari quella risposta veloce.
Ma fare un lavoro completo su quelle che sono le nostre ferite più profonde, su quelle che sono le nostre strutture che si combinano poi con gli avvenimenti della nostra vita e poi vanno a finire in schemi che noi applichiamo e con cui guardiamo il mondo, con cui interagiamo anche con gli altri, tutto questo non si può fare pescando un messaggio o con un test.
È un lavoro molto più profondo, il 70% sta proprio in una consulenza perché si va ad affrontare un percorso. Con i Fiori di Bach o si fa un percorso o non serve più di tanto. Sento per esempio troppo spesso che si usa il Rescue Remedy in maniera abituale e anche quello non va bene, il Rescue è solo per momenti di emergenza. Dobbiamo andare in profondità.
E quindi torniamo a Chicory: «Come glielo spiego?»
E, se faccio auto-trattamento: «Come lo riconosco in me?»
Anche per chi li usa in maniera autonoma e li conosce molto bene perché magari è un terapista di Bach, è difficilissimo da riconoscere!
Non a caso il dottor Bach cosa fa con quelli che sono Fiori un pochino più ostici, quelli in cui è un po’ più difficile – sia come sfumature e come effetti transitori sia come tipologico a maggior ragione – riconoscersi? Per questi Fiori, Bach dà delle definizioni molto zuccherose, molto light, molto più che con gli altri Fiori. Ed è anche a causa di questo modo di descriverli che si sono creati equivoci. Perché sono stati considerati come banali e sono stati snaturati completamente rispetto a quello che sono! Per cui, se vogliamo conoscere i Fiori di Bach, andiamo all’origine.
Bach, in questa sua descrizione delicata, parla delle caratteristiche di coloro che hanno proprio piacere di prendersi cura degli altri. Quindi questa “Mamma”, questo archetipo femminile che nutre, che si prende cura, che trova sempre qualcosa da sistemare, da mettere a posto. Da lì a quello che poi è il senso completo del Fiore, anche per come li utilizzava Bach stesso, c’è una enorme differenza.
Perché le descrizioni che Bach dava dei Fiori traggono in inganno per la loro semplicità, è una semplicità che viene troppo spesso confusa con la banalità, ma è tutt’altro! Infatti a ogni lettura cogliamo degli aspetti di una complessità sempre più profonda, quindi è veramente molto affascinante questo mondo e non a caso lo continuo a studiare e ad approfondire oltre che insegnare. Mi piace moltissimo ed è sempre uno dei miei strumenti più importanti, attualmente insieme proprio agli essenziali, al tema natale e al coaching sulle emozioni.
Chicory: quindi Bach perché dà questa descrizione così light?
Perché Bach non ha pensato le descrizioni dei Fiori per chi poi ne avrebbe fatto anche un lavoro, quindi per i terapisti. Le ha pensate per la persona semplice, perché quello che Bach voleva era che ognuno potesse avvicinarsi al suo metodo soltanto con il cuore, con la volontà e il desiderio di voler migliorare e stare meglio.
Che chiunque si potesse avvicinare senza che questo suo strumento potesse andare in mani sbagliate e quindi che creasse anche lì quella dipendenza per cui “tu vieni da me, io ti dico cosa fare, tu mi deleghi e fai quello che ti dico io”.
Questa mentalità credo che dopo gli ultimi tre anni forse è il caso che la mettiamo proprio da parte. Io confido in questo, che non è voler essere tuttologi, ma è andare a rivolgere quell’attenzione, quello sguardo al nostro interno. Non bisogna andare dietro ai guru, a quello che qualcuno mi ha detto di me e allora è vangelo (volutamente con la minuscola). Tutti maestri degli altri, no. La lezione è proprio tornare al nostro Io, il nostro Maestro è in noi, poi ci sono degli strumenti che possiamo prendere all’esterno quando c’è bisogno, quando è utile essere guidati allora c’è chi ci accompagna nel percorso Ma se vogliamo anche riconoscere un approccio serio, quell’approccio non può sostituirsi a noi, riprendiamoci le nostre responsabilità.
Ecco perché anche i Fiori di Bach per me vanno spiegati. Quando scelgo dei Fiori in base a quello che emerge dal colloquio poi si discutono insieme. Se in un aspetto la persona non si riconosce, lo tolgo. Spesso mi è capitato di togliere Chicory e poi a distanza di tempo: «Ma come era quel Fiore di cui avevamo parlato quella volta… mi sa che mi serve».
Fiori di consapevolezza
Ecco perché li chiamo Fiori di consapevolezza, il corso e il lavoro mio con i Fiori di Bach è tutto come Fiori di consapevolezza. Non stiamo assumendo un farmaco per un sintomo, arriva il Fiore e ci toglie il problema, non fa il lavoro al posto nostro.
La descrizione di Chicory – ma vale per tutti i Fiori – è pensata affinché ci si possa riconoscere, “deve risuonare” qualcosa. E se Bach avesse parlato di una forma di manipolazione, di controllo degli altri, mai ci si potrebbe riconoscere.
È invece attraverso quella descrizione gentile, anche nelle virgole e nelle sfumature delle parole, che ci ritroviamo.
Chicory e l’Amore
Ma quindi Chicory è così cattivo? Chicory nello stato trasformato è l’archetipo dell’amore incondizionato, pensate un po’ se può essere una cosa brutta! Ovvio, ha quegli aspetti che è venuto ad armonizzare! Quando anche noi ci troviamo in uno stato transitorio Chicory cosa facciamo? Cerchiamo comunque di sapere quello che è meglio per gli altri, cerchiamo di voler decidere, di volerli condizionare, ma Chicory lo fa con cattiveria? No, per Chicory è per amore.
Nutre, ma nel nutrimento tende a soffocare. L’amore incondizionato è legato per antonomasia all’energia femminile, alla “mamma” come archetipo, Chicory è questa “mamma” che tende a controllare, tende a stare bene quando tutto va secondo i suoi desideri, quindi guai a voler l’altro essere indipendente, Chicory pensa di sapere cosa è meglio per lui, o lei. Il dolore di Chicory è molto forte perché ha bisogno, ha bisogno degli altri, ha bisogno di dare questo amore perché sente che in questo modo poi avrà riconoscimento.
Sentiamola. Immaginiamola.
Quindi osserviamola questa figura, immaginiamola come se fosse una persona, e c’è una cosa che sentiamo: una profonda sofferenza. Perché dietro ogni aspetto non armonizzato c’è semplicemente una sofferenza, una ferita che va sanata. Chicory fa solo finta di lasciare gli altri vivere, li deve controllare, li deve manipolare con il ricatto affettivo.
Quando poi trova qualcuno che è in cerca di quell’amore, quest’ultimo si lascia irretire e e si crea un rapporto di dipendenza molto pesante. Invece quando dall’altra parte c’è la figura che prova ad affrancarsi perché vuole fare i suoi passi, vuole fare la sua esperienza individuale nascono i problemi. Ma è quello che siamo venuti a realizzare qui, essere individui che ci auto riconosciamo, che sviluppiamo la nostra maestria interiore, che viviamo la migliore vita possibile che siamo venuti a realizzare nella gioia e nella prosperità, e dobbiamo farlo noi, facendo le nostre esperienze. Con Chicory però, dall’altra parte c’è un ostacolo che trattiene. C’è sofferenza che diventa ricatto morale, quindi il suo dolore diviene strumento per controllare. Ovvio che Chicory soffre e soffre molto.
Ecco perché non lo consiglio se non ci si riconosce nel Fiore. I Fiori ci aiutano a “riconoscere” quell’aspetto e, una volta che l’abbiamo riconosciuto, è fatto gran parte del lavoro. Lì sì che la frequenza del Fiore ci aiuta a ricalibrare quell’aspetto. E ricordiamo che Chicory, da amore condizionato che lo contraddistingue, è venuto proprio a sviluppare l’amore incondizionato.
«Ah, ma allora sono una cattiva persona! Cioè, io interferisco?»
Tutti siamo luce e ombra, riconoscere quell’aspetto deve farci dire: «In effetti ricorre spesso questo atteggiamento in me», oppure: «In effetti in questa situazione di recente mi è capitato di comportarmi così». È nel dire: «Io non sono così» che stiamo rifiutando quella parte, ogni volta che non riconosciamo un nostro schema lo stiamo rifiutando e ciò che rifiutiamo persiste. Così noi non ci mettiamo lì in ascolto, ma se lo facessimo allora potremmo trasformare quell’aspetto.
Chicory: «Io non posso sbagliare, io so che cosa è meglio per l’altro, lo faccio per il suo bene». Quando è molto forte questo sentire, crea ostaggi d’amore. Deve solo imparare a donare tutto questo amore che ha. E quando Chicory impara a dare senza aspettarsi nulla in cambio ecco che accadono poi i miracoli.
È lì la trasformazione. Se rifiutiamo è perché abbiamo un’idea di noi diversa, non siamo disposti ad accettare che non sia così, non lo riteniamo possibile e siamo convinti di amare. Questo è Chicory.
Fiori di Bach per il corpo, non solo per le emozioni
Vi lascio un consiglio, visto che anche ci avviciniamo all’estate. I Fiori di Bach lavorano benissimo sul corpo fisico e Chicory ci aiuta a drenare i liquidi. Due gocce in una borraccia tutti i giorni o una boccettina con la diluizione di Chicory. Ascoltiamoci poi però se, anche a livello emozionale o a livello mentale, dopo un po’ di tempo percepiamo qualcosa di diverso. Quando noi assumiamo un Fiore per dei disagi fisici non è detto che quel Fiore ci serva anche a livello emozionale, mentale o spirituale Non è detto, potrei averne bisogno solo da un punto di vista fisico e va bene, ma a volte c’è qualche sfumatura di quel Fiore che mi appartiene, magari in un certo momento della mia vita, e io lo sto assumendo per drenare i liquidi in eccesso e potrebbe agire comunque su altri aspetti.
Possiamo portare l’attenzione su quel piccolo cambiamento anche a livello emotivo e darci il tempo e lo spazio di approfondire, magari con un diario. È così che si lavora sulla propria crescita. È così che si coltiva la Gioia.
Oggi è arrivata l’ispirazione per questo articolo, quando è così so che ad almeno una persona deve arrivare questo messaggio e non sta a me sapere chi è. Ma se risuona, se lo avete sperimentato, mi piacerebbe un messaggio, anche via mail. Arrivo forse un po’ in ritardo, ma rispondo a tutti!
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